Il gioco del silenzio era il modo per cercare di farci stare zitti da piccoli e non ci riuscivamo, era difficile perché o con gli sguardi, o sorrisi accennati ad un certo punto qualcuno rompeva il silenzio.
Il silenzio veniva ripagato con qualche promessa, oppure veniva imposto e stare in silenzio voleva dire assecondare l’adulto, rispettare le regole.
Per gli adulti il silenzio è associato a essere “uomini o omini”. Un vero uomo non parla, non si scompone, subisce e resta all’interno di determinati canoni. Chi parla quasi quasi è associato ad un poco di buono e nello stesso tempo poco buono è, automaticamente, ciò che dice e fa.
Un “uomo” va per la sua strada, si fa gli affari suoi, non si guarda attorno e non si lamenta, ha una capacità di sopportazione superiore alla media.
Questo modo di essere “uomo o donna” inserito all’interno del nostro modo di pensare fa scattare in automatico l’idea che il “silenzio” (su cose che non ci riguardano o che siano di tutti) = buono, mentre il “parlare” (su cose che siano di tutti come un modo per rompere equilibri sociali consolidati, belli o brutti che siano) = brutto.
Ho notato che questo modo di pensare non sia solo legato alle persone che hanno un modo di pensare arcaico le quali ancora fanno il ragionamento buono e brutto e sono consapevoli dei “valori” fondanti di tale ragionamento. Ma soprattutto nelle persone che dovrebbero essere o che si sentono “progressiste” le quali hanno cancellato il ragionamento e l’analisi e reagiscono allo stesso modo in: silenzio = buono – parlare = brutto.
All’interno di questo gruppo di persone poi il parlare può diventare buono se sostiene le nostre idee e i nostri interessi ma comunque non sosteniamo quel “parlare” pubblicamente e quindi facciamo comunque passare l’idea che parlare = brutto.
Inoltre, per questa categoria di persone quello che dici può essere usato contro di te (o in questo caso quello che scrivi) quindi il silenzio diventa anche opportunità.
Quindi è chiaro che preferisco parlare con il pensiero arcaico che se pur porta avanti valori “diversi” dai miei posso trovare dei punti di incontro o di scontro, una possibilità di cambiare idea possibile sia per me ma anche per l’interlocutore mentre con il “pensiero vuoto” non dà nessuna possibilità di discutere perché è come se si cercasse di riempiere una scatola vuota ma sigillata. Il pericolo è che questa scatola diventi tanto rigida da poter distruggere il pensiero degli altri.
